Cos’è
La lombosciatalgia si instaura quando la sintomatologia dolorosa dalla schiena si irradia all’arto inferiore e arriva dai glutei fino ai piedi. Il dolore può localizzarsi sia posteriormente (regione glutea, faccia posteriore di coscia e gamba) verso la pianta del piede, sia irradiarsi alla parte laterale di coscia e gamba verso il dorso del piede e all’alluce. Il dolore lombosciatalgico, causato dalla compressione nervosa (dolore radicolare) viene spesso descritto come acuto, lancinante, relativamente ben delimitato, simile a una scossa elettrica; possono essere presenti e concomitanti alterazioni della sensibilità quali formicolio, intorpidimento, riduzione della forza di alcuni gruppi muscolari della gamba, del piede, della coscia e conseguenti difficoltà nel cammino
Questo disturbo può essere sia mono che bilaterale, può cioè manifestarsi sia solo da un lato che da entrambi
Le cause
Può essere dovuto allo stile di vita che spesso ci porta a stare seduti molte ore in ufficio con una postura scorretta, ma può essere dovuto anche a strappi muscolari a livello paravertebrale, a schiacciamento del disco intervertebrale, a contratture muscolari oppure a patologie come l'osteoporosi, i tumori o le spondiliti.
Dunque le cause della lombosciatalgia possono essere molteplici e tra le varie annoveriamo:
- lavori pesanti
- sollevamento occasionale di pesi
- torsione ripetitiva del tronco
- alterazioni patologiche della curve della colonna vertebrale
- eventuali precedenti interventi chirurgici alla colonna vertebrale (recidive erniarie).
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, è dovuta a un’ernia discale che interessa il quarto o il quinto disco intervertebrale lombare e comprime la radice del nervo ischiatico o sciatico, il più grosso e lungo del corpo umano.
Gli stretti rapporti esistenti tra gli ultimi due dischi lombari e le radici spinali L5-S1 rendono ragione della frequente sofferenza radicolare (sciatalgia) che si instaura a questo livello.
I sintomi
Il principale sintomo che avverte una persona che soffre di lombosciatalgia è ovviamente, come detto, il dolore, che si estende dalla zona dei reni alla muscolatura del gluteo e alla coscia, discendendo fino alla punta del primo e secondo dito del piede; spesso si avverte anche un formicolio o un bruciore forte. La prima reazione che viene naturale al nostro organismo è quella di contrarre la muscolatura limitando il movimento per proteggere il tratto che presenta il problema.
La contrazione della muscolatura, spesso monolaterale, accorcia le fibre muscolari e fa ruotare leggermente il tronco andando a comprimere ulteriormente la colonna e in alcuni casi ad aumentare la spinta della protrusione o dell’ernia sul midollo o sulla radice nervosa.
La sintomatologia può esordire all’improvviso con carattere invalidante e avvenire a seguito di un movimento brusco o anche senza cause apparenti. Gli sforzi, ma anche la tosse, oppure atti quotidiani possono accentuare il dolore.
I sintomi possono continuare acutamente per diversi giorni, per poi progressivamente attenuarsi (l’85% si risolve dopo un periodo fra i 30 e 60 giorni).
Diventano necessarie indagini approfondite cliniche e strumentali qualora comparissero anche sintomi sfinterici, come la perdita di urina, il progressivo deficit motorio, il persistente deficit sensitivo sensoriale.
La Diagnosi
La diagnosi di sofferenza del nervo sciatico è prevalentemente legata alla raccolta anamnestica (storia della malattia, esordio e caratteristiche dei sintomi) e all’osservazione clinica accurata e focalizzata. Gli esami strumentali efficaci per la conferma della diagnosi di lombosciatalgia sono:
- Radiografia dorso lombare e lombo sacrale – utile per stabilire il grado di degenerazione discale, la presenza di un trauma vertebrale, la spondilolisi (scivolamento di una vertebra sull’altra) o le variazioni patologiche delle curve vertebrali;
- Risonanza Magnetica (RM) colonna lombare – necessaria per capire se vi è compressione erniaria, la presenza di tumori, metastasi o gravi patologie delle strutture ossee di carattere infiammatorio;
- TAC colonna lombare – utile nel caso di un pregresso trauma vertebrale o nel caso vi sia la controindicazione alla esecuzione della RM;
- Esame Elettromiografico (EMG) – importante per un’ulteriore conferma dello stato di sofferenza della conduzione nervosa.
I Trattamenti
Il trattamento della patologia deve essere subordinato alla causa scatenante è quindi molto importante rivolgersi ad uno specialista che deciderà il modo più opportuno per intervenire. Non è dimostrata l’utilità del riposo a letto, che deve essere limitato ai primissimi momenti in relazione all’entità dei sintomi percepiti. Sono, invece, indicati la progressiva cauta mobilizzazione precoce e il trattamento farmacologico (antinfiammatori e miorilassanti); mentre nei casi resistenti si predilige l’uso di cortisonici.
Nel momento in cui il dolore e i sintomi correlati si attenuano, occorre iniziare un percorso riabilitativo i cui obiettivi sono volti a identificare i fattori primari coinvolti nella genesi della sciatalgia, riequilibrare la postura di bacino, tratto lombosacrale e colonna dorso lombare.
Un ulteriore passo è quello dedicato all’apprendimento di strategie motorie adeguate per prevenire ulteriori eventi acuti, come ad esempio programmi di ginnastica dolce e stretching miotendineo.
Solitamente nella terapia è prevista una diminuzione dell'attività fisica per rilassare i muscoli e il divieto di trasportare carichi per attenuare il peso sulla colonna vertebrale; inoltre anche in questo caso è prevista la somministrazione di antidolorifici e antinfiammatori e la fisioterapia, che ha lo scopo di ridurre le contratture e rieducare a una corretta postura la zona lombare e la colonna vertebrale in toto.
Gli ausili ortopedici dei busti con pelotta termoformabile indicati per la stabilizzazione e lo scarico del rachide sono fondamentali anche per questo disturbo, per riuscire a minimizzare il dolore e mantenere il tronco in una giusta posizione.