In generale si parla di lussazione quando, all'interno di una articolazione, i capi articolari che ne fanno parte si spostano dalla loro posizione fisiologica: questa dislocazione, di origine traumatica, può essere di tipo completo, quando si ha un totale allontanamento dei capi articolari, oppure di tipo incompleto (sublussazione) se il contatto viene parzialmente mantenuto.
Ma cosa succede esattamente durante la lussazione dell’anca? A seguito di un evento traumatico, il femore perde il contatto con l’osso iliaco: specificatamente avviene che la testa del femore, di forma arrotondata, fuoriesce dall’ incavo dell’osso iliaco che normalmente la ospita; questo incavo si chiama acetabolo o cavità acetabolare.
In condizioni anatomiche normali infatti, la testa del femore ( sferica) si inserisce nella cavità acetabolare (concava) nella quale ruota in tutte le direzioni concesse, dotando di mobilità l’articolazione dell’anca. La conformazione ossea, unitamente alla capsula articolare, ai legamenti e ai muscoli è responsabile anche della stabilità dell’anca, prevenendo di fatto la fuoriuscita della testa del femore dalla cavità acetabolare.
Si può ben comprendere che per rompere questa stabilità e andare incontro a lussazione servano delle forze significative, come possono essere quelle esercitate durante un violento incidente automobilistico oppure durante l’impatto causato da una caduta dall’alto. La maggior parte degli episodi traumatici che generano lussazione dell'anca interessano infatti vittime di incidenti stradali frontali che impattano violentemente contro il cruscotto dell’auto oppure vittime di cadute accidentali da posizioni elevate. Anche sport d’impatto come il rugby o l’hockey possono causare incidenti che comportano dislocazioni del femore. Nelle persone di età avanzata, il rischio di lussazione è legato alla riduzione della massa muscolare e a situazioni e patologie che compromettono l’equilibrio, aumentando il rischio di cadute.
In ogni caso, la lussazione d’anca traumatica può essere associata a fratture dell’acetabolo o del femore, a lesioni dei tessuti molli circostanti, quali la capsula articolare, i legamenti ed i muscoli ed anche i nervi.
Lussazione anteriore e posteriore
Principalmente si riconoscono due tipi di lussazione dell’anca:
- la lussazione posteriore dell’anca, in assoluto più frequente, in cui il femore si disloca posteriormente rispetto all’acetabolo, ossia viene spinto all’indietro rispetto alla sua sede fisiologica: in questa situazione l’arto interessato appare ruotato verso l’interno e più corto .
- la lussazione anteriore dell’anca, in cui invece il femore fuoriesce dall’acetabolo portandosi in avanti rispetto a quest’ultimo: in questa situazione l’arto interessato ruota verso l’esterno e appare più corto, ma in modo meno evidente.
Oltre alla dislocazione ossea, nella lussazione d’anca possono essere presenti diverse lesioni concomitanti, tra cui:
- Lesioni dei tessuti molli
- Lesioni nervose ( soprattutto al nervo sciatico in caso di lussazione posteriore)
- Fratture dell’acetabolo o della testa del femore
Tra le complicanze a lungo termine determinate da lussazioni dell’anca, soprattutto se mal gestite, troviamo:
- L’osteonecrosi della testa del femore : condizione dovuta ad insufficiente perfusione ematica che, nella maggior parte dei casi, se diagnosticata tardivamente, induce una degenerazione ampiamente invalidante.
- L’osteoartrite: malattia che consiste nella progressiva degenerazione di tutte le strutture articolari
- L’instabilità cronica che mette a rischio di lussazioni recidivanti
- Una differenza di lunghezza tra i due arti inferiori.
Sintomi
La lussazione traumatica dell’anca determina dolore severo, legato non solo alla dislocazione della testa del femore, ma anche al danneggiamento delle strutture anatomiche adiacenti (muscoli, legamenti). Altri sintomi sono rappresentati dal gonfiore e dalla riduzione della mobilità dell’anca, con incapacità di camminare. L’arto colpito appare più corto rispetto all’arto controlaterale e può risultare deviato verso l’interno o l’esterno. Nel caso di lesione ai nervi, può essere presente una sensazione di intorpidimento ed insensibilità lungo tutto l’arto interessato.
Diagnosi
Se l’esame obiettivo e l’anamnesi indirizzano verso una diagnosi di lussazione dell’anca, viene effettuato uno studio radiologico, che permette non solo di valutare il tipo e il grado di spostamento del femore rispetto all’acetabolo, ma anche di individuare eventuali fratture concomitanti che interessano l’acetabolo o la testa del femore. Esami strumentali quali la TAC possono rivelarsi utili nel definire le lesioni associate e gli esiti nel tempo.
Trattamento
Le lussazioni semplici non associate a complicanze, quali le fratture dell’acetabolo o della testa del femore, vengono gestite con la riduzione manuale, ossia una manipolazione eseguita dal medico ortopedico che consente di riposizionare correttamente la testa del femore all’interno della cavità acetabolare. La lussazione traumatica d’anca è considerata un’emergenza medica e va prontamente trattata poiché il rischio di complicanze, quali l’osteonecrosi e le lesioni nervose, aumentano con il passare del tempo intercorso tra trauma e riposizionamento.
Una volta ristabiliti i corretti rapporti tra testa del femore e acetabolo, è indicato un periodo di immobilizzazione tramite l’utilizzo di un tutore per anca che contribuisce a ridurre il gonfiore e previene l’esecuzione di movimenti a rischio.
La riabilitazione dopo lussazione traumatica dell’anca è volta a rinforzare la muscolatura e a prevenire condizioni di instabilità, contribuisce a rieducare i movimenti dell’articolazione e a determinare un buon recupero della funzionalità in tempi ridotti. Per un recupero soddisfacente dalla maggior parte degli episodi di lussazione dell'anca servono in genere dai 2 ai 3 mesi
Il trattamento chirurgico è in genere riservato a casi di lussazioni dell’anca che presentano una o più delle seguenti caratteristiche:
- Fallimento della riduzione manuale
- Presenza di instabilità
- Fratture o gravi lesioni associate
- Presenza di frammenti della frattura nello spazio dell’articolazione